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Dharamsala è una cittadina posta sui contrafforti himalayani. Poco distante da Dharamsala si trova la cittadella lamaista di Mc Leod Gany, dove dal 1959 vive in esilio il Dalai Lama. Qui sorgono il Namgyalma Stupa, con le ruote di preghiera in ottone lucidato dai fedeli che le fanno incessantemente girare per riscattarsi dai peccati; la colorata residenza del Dalai Lama; il Centro di Studi Tibetano e il Tibetan Medical Institute dove si pratica l’antica medicina tibetana.

Città santa dei Sikh, confessione religiosa fondata da Guru Nanak nel XVI sec. Fra i suoi monumenti vanta il Tempio d’Oro costruito nel 1579 e ricoperto di lastre d’oro. Il complesso comprende alcuni edifici sacri di grande valore storico.

È dedicata a Sri, dea della prosperità, questa città costruita sulle sponde del lago Dal: nelle sue acque si riflettono le verdi montagne del Kashmir infondendo tranquillità e armonia. Il tessuto urbano è caratterizzato da giardini a terrazza e case di legno, su canali attraversati da ponti finemente impreziositi da sculture e orpelli. Le pittoresche case galleggianti riportano al periodo coloniale. Luogo fondante del buddismo e terra natia di grandi filosofi indù, Srinagar fu islamizzata nel XIV sec. Qui si trovano le HouseBoat “Shikara”, le case galleggianti della fine del XIX sec. In seguito al divieto imposto dal Maharaja agli inglesi di possedere dimore nella valle, furono edificate le lussuose houseboat, che sopravvivono conservando un fascino "Old England".

Situata nell’Alta Valle dell’Indo, è il capoluogo del distretto del Ladakh: alle sue spalle un impressionante sfondo di montagne. Antico crocevia di carovane e centro di scambi frequentato dai mercanti provenienti da Lhasa, India, Cina e Turkmenistan, fin dal XIV sec. fu uno dei più grandi centri carovanieri dell’Asia Centrale.

Lungo 150 km e largo al massimo 4, è incastonato tra altissime vette, a 4.400 m, in un territorio che per via della grande altezza non rende possibili le coltivazioni: è questo il motivo fondante del carattere nomadico delle sue popolazioni.

 

Porta naturale tra la valle di Kulu e la regione di Lahaul e Spiti, è una terra di pastori isolata per sei mesi all’anno dal resto del mondo. La popolazione, buddista e mongolide, fino a pochi anni fa conservava costumi ancestrali quali la poliandria (più fratelli condividono la medesima moglie). Nelle valli, solcate da torrenti impetuosi e sormontate da immensi ghiacciai, sorgono in prossimità dei pascoli alpini case fortezza e monasteri, testimoni della continuità culturale con il limitrofo Tibet.

Si tiene ogni anno all’inizio dell’estate nel monastero di Hemis e costituisce uno dei grandi avvenimenti del lamaismo tibetano.

Il monastero di Phyang ospita uno dei più importanti festival di danze cerimoniali del Ladakh. Con cadenza triennale, nel corso del festival, viene dispiegato un enorme thangka e i 50 monaci che vi risiedono celebrano la divinità con danze sacre, indossando maschere e costumi variopinti al ritmo di musiche tradizionali.

Unico Monastero della setta Sakyapa nel Ladakh, costruito agli inizi del XVI sec., Matho continua ad attrarre novizi. Deve la propria fama agli oracoli, due monaci che dopo mesi di purificazione ottenuta attraverso il digiuno e la meditazione, vivono un contatto mistico con le divinità.

Un complesso che s’innalza su piani sovrapposti lungo un pendio collinare, presidiato dalla setta dei “Berretti Rossi”.

Appartiene alla setta dei “Berretti Rossi” ed è situato a 10 km da Leh, in un’amena posizione con panoramica sulla vallata del fiume Indo.

Incassato in una strettissima valle, si raggiunge attraversando un ponte sull’Indo. Fondato all’inizio del XVII sec. dalla setta dei “Berretti rossi”, è considerato uno dei più importanti complessi monastici del Ladakh. In una delle sale del monastero si trova il trono del Lama capo dell’ordine che, come il Dalai Lama in Tibet, viene scelto tra i bimbi nati nei 49 giorni successivi alla morte del lama precedente.

Il monastero di Lamayuru (3.444 m.) è forse il più grande e riccamente decorato del Ladakh. Abitato dai monaci della setta dei “Berretti rossi”, ramo tantrico del buddismo tibetano, si compone di numerosi santuari dedicati alle varie incarnazioni del Buddha. Il nucleo più antico risale al X-XI sec. e ben conserva le strutture lignee e gli affreschi.

Costruito sulla cima di un accumulo di detriti glaciali che chiude una tortuosa gola, fu fondato intorno al 1840 dalla setta gelugpa, i cui monaci osservano un regime austero.

Riccamente affrescato con splendide Jataka, storie della reincarnazione del Buddha, fu costruito nel X sec. ed è considerato il più antico monastero del paese.

Fondato nel XIV sec. e ricostruito nel XVIII, è consacrato all’ordine dei Gelugpa.

Seguiti entrambi dallo stesso abate, sono luoghi famosi in Ladakh per la disciplina, la qualità degli insegnamenti e l'impegno con cui si narra vi vengano svolte le pratiche ascetiche.

Abbarbicato su scoscese rocce, luogo ideale per godere di una vista superba e per gustare il tramonto sulla valle, questo Gompa è il più antico e grande della regione; ospita affascinanti statue e affreschi.

Risalente alla metà del XVI sec., forma un imponente complesso che domina il villaggio dalla cima di un colle. È abitato da monaci e novizi della setta dei “Berretti rossi”: nel periodo estivo, tra la fine di luglio e la metà di agosto, ha luogo a Phyang una festa tutelare simile a quella del monastero di Hemis.

Situato ai piedi della collina che domina Leh, a un paio di chilometri dalla città, contiene un gran numero di statue di Tsongkhapa (XIV sec.), fondatore della setta dei “Berretti gialli”, e affreschi che illustrano le regole della vita monastica.

Un tempo fu residenza estiva dei sovrani del Ladakh. Le rovine dell’antica capitale dominano dall’alto una piana disseminata di “chorten” multidimensionali che connotano il paesaggio. Ai piedi della collina sorge un tempio presidiato da un’enorme statua del Buddha seduto.