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La fortezza di Gwalior deve il proprio nome a Gwalipa, eremita che visse in questo luogo. La leggenda narra che il saggio curò un re dalla lebbra: il sovrano decise di fondare la capitale sul luogo della miracolosa guarigione. All’interno delle mura sorgono templi e palazzi, tra cui spicca Man Singh rifinito con deliziose decorazioni che virano tra il blu e l’oro.

L’antica capitale della dinastia Chandela comprende più di 30 templi costruiti tra il 950 e il 1050 circa, tutti riconducibili al culto induistico o giainico. Grandiosi esempi di architettura indoariana, sono celebri soprattutto per le decorazioni erotiche di cui sono ricoperti. Costruiti in arenaria, sono un esempio di armonia e proporzione. La statuaria erotica riflette l’influsso del tantrismo, corrente di pensiero e pratica religiosa che diede grande spazio all’interpretazione mistica della simbologia sessuale.

Antica capitale dello stato di Jhansi, la cui regina cadde combattendo contro gli inglesi, sorge in una verde oasi sul fiume Betwa. Circondata da fertili pianure fluviali, quest’incantevole città medioevale del XVI sec. è una felice sintesi tra architettura induista tradizionale, indosaracena e dei Mughal.

 

A 10 km da Varanasi, è un’importante meta di pellegrinaggio per i buddisti. Il suo nome deriva da Sagarnath, “Signore dei cervi”: sarebbe questo il “Parco dei cervi” dove il Buddha pronunciò il suo primo discorso. Nel III sec. l’imperatore Ashoka vi fece costruire uno stupa commemorativo del Buddha al quale si aggiunsero i monasteri che ricevettero la protezione delle varie dinastie indù e buddiste sino all’avvento degli invasori islamici nell’XI sec.

Chiamata Benares dagli inglesi e “Kashi” (la splendente) dagli indù, Varanasi è la città santa per eccellenza. Città di Shiva, luogo fisico e metafisico in cui raggiungere la fine di questa e di ogni altra vita, il luogo in cui s’incontra il dio ordinatore del Tempo, della Morte e della Rinascita. Meta di un pellegrinaggio perpetuo da tutta l’India, la città riserva uno spettacolo unico al mondo: un’immensa folla di pellegrini e devoti pulsa nei vicoli che portano ai “Ghat”, le gradinate sul fiume, scenario di riti millenari. Preghiere e invocazioni, abluzioni nelle sacre acque del Gange. Templi e palazzi, costruiti gli uni sopra i ruderi degli altri attraverso i secoli, formano uno straordinario palcoscenico sulla riva sinistra del fiume.

Narra la tradizione che ad Allahbad, in un punto preciso detto Triveni, si incontrino le acque dei tre fiumi sacri indiani: Gange, Yamuna e Sarasvati. Anche qui, come a Hardwar, ogni 12 anni ha luogo il Khumba Mela, spettacolo di straordinaria intensità religiosa.

Rishikesh è la città dei Rishi, asceti che popolano la zona tutto l’anno vivendo in eremi o caverne: è il luogo in cuiil fiume Gange scende dalla montagna e dai tempi antichi è considerato centro d’eccellenza per la meditazione, favorito da un clima mite e da un travolgente scenario naturale.

Sacro pellegrinaggio degli indù, si tiene a febbraio ad Allahabad, Ujjain, Haridwar, e Nasik, in cicli alternati ogni 12 anni in modo da effettuare i festeggiamenti con cadenza triennale. Al termine di ogni ciclo di dodici anni si svolge anche il Maha Kumbha Mela, considerata una “summa” sacrale e frequentato da milioni di pellegrini.

Una delle più antiche e importanti feste celebrate in tutta l'India, conosciuta anche come "festa delle Luci". In questo giorno viene ricordato il ritorno di Rama (incarnazione di Vishnu) durante il Treta Yuga nella sua capitale Ayodhya, dopo 14 anni di esilio.